Quante app museali hai nel tuo smartphone?

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Alcuni spunti per sviluppare applicazioni davvero coinvolgenti (quasi come Wordle!)

Credit: Shutterstock

Ogni giorno, nella nostra daily routine, utilizziamo diverse applicazioni sul nostro smartphone per lavoro, per intrattenimento o per informarci. Sono app che sono entrate nel nostro uso quotidiano e che ci aiutano a colmare un nostro bisogno. 

In questo ampio ventaglio, nella maggior parte dei casi le app museali non rientrano in questa categoria di utilizzo. Per quale motivo?

In un recente articolo, Cait Reizman si è chiesta come mai le app museali non vengono utilizzate nella daily routine delle persone, come è successo per l’app Wordle.

Lo scopo delle app museali secondo la maggior parte delle istituzioni museali

Nella maggior parte dei casi, le app delle istituzioni culturali sono progettate per soddisfare due scopi basilari:

  1. La programmazione della visita: all’interno dell’app è possibile ottenere le informazioni su orari, tariffe, mostre ed eventi in corso ed altre informazioni aggiuntive; 
  2. La visita all’interno del museo: per scoprire le opere all’interno delle sale ed il percorso da seguire attraverso una mappa del luogo. A volte si possono trovare anche audioguide integrate e descrizioni delle opere gratuitamente.

Tuttavia, se lo scopo delle app museali è il coinvolgimento della community, la maggior parte delle app non raggiungono gli obiettivi prefissati. 

Inoltre, all’interno del panorama culturale, poche app offrono un’esperienza digitale progettate per essere utilizzate anche dopo la visita.

Un esempio di app museale che potenzialmente potrebbe essere utilizzata dopo la visita al museo è l’app Ask Brooklyn Museum. Chi ha domande su opere della collezione, dubbi o vuole interagire con gli/le esperti/e del museo può farlo attraverso l’utilizzo di quest’app.

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Riuscire a coinvolgere la propria community offrirebbe alle istituzioni culturali l’opportunità di fidelizzare la propria audience e poter mantenere attivo l’interesse verso la realtà culturale.

Se le persone sono disposte a scaricarsi delle app utili per la propria daily routine, come dovrebbero essere le app museali?

Analisi di mercato: Qual è l’utilizzo delle applicazioni dei musei?

Sebbene i dati a disposizione siano scarsi, attraverso i report di Colleen Dilenschneider è possibile analizzare il trend di mercato negli Stati Uniti su come vengono utilizzate le app del museo.

Attraverso la raccolta e l’analisi dei dati per le organizzazioni culturali statunitensi, i report del 2017 e del 2019 mostrano una chiara fotografia dell’utilizzo delle app museali prima della visita, all’interno delle sale ed il loro grado di soddisfazione.

L’utilizzo delle App museali prima della visita

Nel 2017 (grafico a sinistra), il 5,5% degli utenti negli Stati Uniti ha utilizzato un’app museale per acquisire informazioni prima della visita e nel 2019 questo numero è aumentato al 6,1%, un aumento poco significativo (meno di un punto percentuale). 

In confronto, l’utilizzo del Web mobile dal 2017 è aumentato di 3,7 punti percentuali fino ad arrivare a coinvolgere il 77,5% degli utenti che lo utilizzano come fonte di informazione prima della visita. Allo stesso modo, anche l’utilizzo dei social media è aumentato di 6,2 punti percentuali fino ad arrivare a comprendere il 74,2% delle persone.

L’utilizzo all’interno delle sale

Durante la visita, la percentuale di persone che utilizzano le applicazioni è aumentata dal 4,1% nel 2017 al 6,9% nel 2019. 

Questo aumento può essere un piccolo passo verso un maggior coinvolgimento del pubblico, ma non può essere considerato un cambiamento rilevante.

Nello stesso periodo di tempo, l’utilizzo dei social media all’interno del museo è aumentato del 7,6% al 59,9% e l’utilizzo del Web mobile in relazione alla visita è aumentato di 18,3 punti percentuali arrivando al 49,8% degli utenti. Quasi la metà dei visitatori delle organizzazioni culturali cerca informazioni attraverso siti web da un dispositivo mobile quando visita il museo.

Il grado di soddisfazione della visita per le/i visitatrici/visitatori

Come viene sottolineato nel report, più un utente è soddisfatto della propria esperienza, più è probabile che torni, si leghi all’organizzazione e creda di aver ricevuto un valore aggiunto nella sua esperienza di visita. 

Se lo scopo delle app, come abbiamo visto in precedenza, è migliorare il grado di soddisfazione e di coinvolgimento degli utenti che interagiscono con il museo, dai grafici emerge come le app dei musei non sono uno strumento così rilevante per poter migliorare il loro grado di soddisfazione.
Da questi report si deduce come le app dei musei siano inefficaci nello scopo che i musei si sono posti, perché non incontrano le esigenze del mercato.

Perché le app museali dovrebbero assomigliare di più a Wordle

Recentemente acquisita dal New York Times, Wordle è un ottimo esempio su cui i musei possono prendere spunto per sviluppare app che siano in linea con la loro mission e che siano interessanti per le persone al punto di aggiungerle nella propria daily routine.

Wordle è un perfetto esempio di ciò che un museo potrebbe sviluppare per creare esperienze digitali ugualmente avvincenti per il loro pubblico, perché:

  • Permette alle persone di usarla ogni giorno;
  • Richiede meno di 10 minuti di attenzione per ogni utilizzo;
  • Fornisce un’esperienza prevedibile, ma leggermente diversa ogni giorno (Wordle non cambia mai la sua interfaccia utente o ciò che chiede agli utenti di fare, ma non ripete mai la stessa parola);
  • È in linea con la mission dell’organizzazione, ma non parla dell’organizzazione e dei suoi lavori;
  • Non sta cercando di risolvere i problemi interni dell’organizzazione (come le app museali che mostrano la mappa del museo per risolvere la difficoltà dei/delle visitatori/visitatrici nel comprendere il miglior percorso di visita nelle sale del museo);
  • Non deve essere necessariamente un’app: può essere un’esperienza in browser ottimizzata per i dispositivi, finché non si hanno le risorse adeguate per giustificare l’utilizzo di spazio negli smartphone dei propri utenti; 
  • Il suo brand consente la flessibilità di entrare a far parte di un insieme di esperienze digitali più ampio (andando oltre all’utilizzo nel momento della visita e ampliandolo ad altre sfere del quotidiano).
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Credit: Carnegie Museum of Natural History

A fronte di queste osservazioni, un buon punto di partenza è l’App sviluppata dal Carnegie Museum of Natural History, chiamata Dawn Chorus. Quest’app consente agli utenti di svegliarsi con il cinguettio degli uccelli osservati in Pennsylvania.

Mettersi nei panni dell’utente nello sviluppo di app museali

Come abbiamo analizzato in questo articolo le app museali non sono indispensabili per migliorare il coinvolgimento della propria community.

Esistono altri aspetti che possono essere presi in considerazione per poter raggiungere un miglior risultato attraverso un utilizzo sostenibile delle risorse economiche.

Essere in grado di entrare nella quotidianità del proprio pubblico non significa dotarsi di qualsiasi strumento tecnologico, spesso si confonde la strategia con il mezzo.

Se sviluppare un’app per far conoscere la propria istituzione e mantenere attivo l’interesse della propria community è una possibile direzione che l’istituzione culturale sta prendendo in considerazione è necessario chiedersi: per quale motivo dovrebbero utilizzare l’app del museo?

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